Ponza

Il mio Cuore Batte per Ambrogio

Ambrogio ha in dotazione lo spot di gran lunga più ricco di lodevoli sentimenti e di profondi patemi di tutta la feconda produzione televisiva contemporanea; un poderoso affresco riassunto in pochi istanti e con perfetta confezione che illustra magistralmente sia il volubile comportamento della borghesia decadente, sia la tragica condizione delle classi subalterne sospese tra l'asservimento al bisogno e gli aneliti verso una rivoluzione di valori, per finire con la liberazione espressa attraverso la metafora dell'apparentemente banale prodotto di mercato con cui s'esalta l'osceno strumento d'una ben più radicale catarsi.

Roba che Emile Zola a confronto sembra Rocco Buttiglione.

La storia è semplice: la ricca signora, bella e senza età sfarfalla in voile giallo papalino tra i fiori carnosi della sua grande serra; rappresenta l'opulenza del plusvalore che rende la vita spensierata; ella - si capisce - non è malvagia per natura, ma leggera e vanesia e ama il lazzo (sì, il lazzo).

Di contro c'è Ambrogio, in plumbea divisa da lacché, l'autista attempato e fedele che segue premuroso ai volteggi della padrona tra le fronde, ne spia col volger degli occhi le graziose movenze senza che un'espressione traspaia dal volto antico ed imperturbabile. È evidente il suo retaggio di generazioni di razza contadina, adusa al manico della vanga ed al cacare all'aperto, ai fasti della polenta asciutta (gialla, anch'essa), ma provvida e saggia dell'esperienza atavica sviluppata nel contatto con la natura.

Ed ecco che la leggiadra, la quale vista da vicino denuncia all'occhio attento i segni dell'inclinazione al vizio, alla corruttela, e - perché no? - alla fellatio d'alto lignaggio, s'accosta all'Ambrogio e maliziosetta gli manifesta: "Ambrogio... avrei un certo languorino..." Lo spettatore avvertito, a questa dichiarazione, non trattiene un primo sobbalzo: quel languorino improvviso della bella dama da quali oscuri recessi delle viscere promana? È esso un solletichino all'epigastrio provocato dal ferreo regime alimentare con cui la vezzosa preserva le sue avvenenti forme, oppure un vagito di libidine che risale timidamente le pareti accidentate della sua trafficata vulva?

La famiglia italiana media segue con grande apprensione sul video lo sviluppo degli eventi e una forte tensione attraversa il popolo dei teleutenti come durante un comunicato del Quirinale o un'intervista del prof. Urbani. Ma l'Ambrogio non trema - conosce i suoi polli - e quando la pottivaga afferma svenevole che la sua non e' proprio fame, egli conferma trattarsi piuttosto di ".....voglia di qualcosa di buono...", sollevando così dalle ambasce ragionieri, casalinghe, metalmeccanici, studenti medi, e - in casa mia - il Borzacchini jr., attento osservatore di costume e giovane idealista pidiessino, il quale sentenzia gnomico:"E' voglia d'uccello...!".

E a questo punto si celebra il Trionfo dell'Allegoria; l'Ambrogio, da cui tutti si attendono il provvidenziale ed eclatante sfoderamento di una fava proletaria, tosta e nocchiuta come un asso di bastoni, propone invece alla maliarda una piramidina di glandimorfi bombon involti in aurea stagnola catafratta (quelli pure gialli), dall'aspetto invitante e penetrante. Metafora di una solenne, beluina trombata tra questa Lady Chatterley meneghina ed il suo maturo guardafica o di essa noccioloso, croccante, dolce surrogato? Il Grande Comunicatore Celeste che manovra i destini dei protagonisti degli spots pubblicitari ci lascia nel dubbio e ci costringe ad almanaccare con l'immaginazione dietro a ciò che non si vede; allora ci sarà chi (mamme, zie, nonne, cattolici del dissenso, omeopatici, ecologisti, citrulloni sentimentali) suppone che alla fine la fatalona abbia semplicemente degustato un cioccolatino, chi (scettici, sindacalisti, pubblico impiego, anziani porconi) è sicuro che ella invece sia stata gagliardamente ingroppata dal baldo Ambrogio. E chi infine (professionisti, eminenti prelati, management d'alto bordo) è disposto a giurare che la vaporosa abbia prima delibato diverse spanne di verace nerchia e poi si sia rifatta la bocca con il delicato dolcetto.

Né l'enigma si chiarisce con l'epilogo della vicenda che ci mostra la sinforosa appagata mentre sfiora il nostro ormai sorridente (pur sotto i baffi) eroe e lo gratifica con un: "Tu pensi proprio a tutto, Ambrogio..." In quel momento siamo tutti con te, Ambrogio, e anche se non ti promettiamo di comprare quella illuminata marca di cioccolatini o di ricordarne quanto meno il nome, apprezziamo il tuo contributo all'emancipazione delle classi lavoratrici che secondo gli studi più recenti dell'Istituto Gramsci passa anche attraverso la potta della moglie del padrone.

Dammi retta.